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Insomma, mi "par" di capire (visto che il TAR usa i poetici "tal" e "sol"😂) che fino a quando la professione di guida turistica sarà equiparata ad un servizio e non ad una professione non ne verremo mai fuori da questo guazzabuglio normativo, né mai i Tribunali amministrativi potranno entrare nel merito e nell'interpretazione delle leggi, ma solo esprimersi nell'osservanza delle stesse. Se c'è libera concorrenza i motivi di deroga alla legge devono essere improntanti all'eccezionalità, stabilita con criteri oggettivi. Chi fissa questi criteri? Lo stato o le regioni? Troppi siti speciali? Il criterio di proporzionalità rispetto all'esistenza di 500.000 siti censiti sul territorio italiano cosa significa? Abbassare il numero da 3176 a quanti? E quali? È evidente che vista l'importanza di tutto il ns patrimonio diventa difficile trovare una quadra. La questione va affrontata in UE. Qualcuno mi suggerisce: una nazione come la Germania consentirebbe che che qualsiasi cittadino europeo, pur dotato di specifiche competenze e titoli sfrutti i giacimenti di carbone o materie prime similari tedeschi, privando la Germania della sua principale ricchezza economica? Allora perché l'Italia dovrebbe consentire lo sfruttamento indiscriminato dei suoi giacimenti culturali, ns principale fonte di ricchezza economica? Mi pare che portato avanti questo ragionamento porti ad una discriminazione al contrario: le guide italiane e territoriali penalizzate nel loro territorio

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